Probabilità di Brexit 36%, Brexin 64% scontata dai Bookmaker al 17 giugno 2016….
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Andrea De Gaetano – Senior Portfolio Manager – Olympia Wealth Management Ltd
Perché Londra sovraperforma l’Europa?

A pochi giorni dal referendum su Brexit del 23 giugno, l’indice azionario inglese FTSE 100 sembra godere di pace braminica, galleggiando invariato intorno alla parità da inizio anno. Le Borse del Vecchio Continente passano invece da drammatiche fasi depressive, bersagliate dalle vendite, a fugaci e isterici rialzi, dovuti alle ricoperture. Considerando i dividendi, l’indice FTSE 100 è a -0.09% da inizio anno, l’Eurostoxx europeo a -8.13%, mentre l’indice italiano FTMIB è sotto del 19.06%. I Titoli di Stato inglesi sono addirittura saliti di prezzo, sui minimi di rendimento, all’1,12% sulla scadenza decennale.
Gli inglesi hanno un curriculum di successi impressionante. In pochi, hanno conquistato il mondo e sono usciti dalle guerre quasi sempre al tavolo dei vincitori. Quando hanno perso, han saputo perdere in tempo. Oppure han perso da altri inglesi, gli americani al tempo delle colonie. Arrivati dopo gli Spagnoli nella scoperta dell’America, hanno occupato con lungimiranza i posti migliori, prevalendo anche sugli olandesi, gente dura, sulla costa atlantica e nei Caraibi.
Nel ‘600 hanno spadroneggiato sui mari. La Regina Elisabetta ebbe il pragmatismo di scegliere, contro gli Spagnoli, un navigatore esperto come Francis Drake, autorizzandolo con la “lettera di corsa”, a saccheggiare legalmente il nemico e cointeressandolo così al raggiungimento della vittoria. L’affusto navale dei cannoni inglesi, progettato per il mare, permetteva un fuoco più rapido e preciso di quello dei cannoni spagnoli, di derivazione terrestre. Capirono prima degli spagnoli e dei francesi che, togliendo gran parte del castello di poppa, le navi sarebbero diventate più agili e manovriere.

Sir Francis Drake, 1540-1596, corsaro, navigatore e politico inglese
In epoca coloniale, l’Inghilterra conquistò i crocevia strategici. Nel ‘700, Sudafrica, Canada, India, Ceylon, Malesia, Australia, Nuova Zelanda, Malta Gibilterra, Guyana occidentale e isole atlantiche. Geniale l’idea di spedire nelle colonie chi veniva condannato penalmente in Inghilterra, ottenendo il doppio risultato di allontanare i delinquenti dalla madre patria e dando l’opportunità di rifarsi una vita a chi aveva sbagliato.
Nell’Ottocento, durante la conquista dell’Africa, di nuovo in posizione chiave: Botswana, Rhodesia, Uganda, Kenya, Egitto, Sudan, Nigeria, Costa d’Oro, Gambia, Yemen, Kuwait, Papua e Brunei. Mai uno scivolone tipo la guerra d’Etiopia per l’Italia, inutile, quanto costosa.

James Cook, 1728-1779, cartografo e navigatore britannico. Primo contatto europeo con le coste australiane e le Hawai.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale, la spartizione dell’Impero Ottomano, con gli accordi Sikes-Picot, stabilì la presenza britannica in Medio Oriente, tra Giordania, Iraq e Kuwait, con mandati e protettorati intelligenti.
Dopo aver vinto anche la Seconda Guerra Mondiale, (Churchill ebbe il coraggio di dire alla nazione “non ho altro da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore”), gli inglesi seppero fare un passo indietro dall’impero coloniale al momento giusto, evitando gli strazi delle repressioni che si son viste nell’Algeria francese o le dittature dell’America del Sud.
In tempi recenti, l’Inghilterra ha dimostrato ancora una volta la sua forza, negli anni ’80 riprendendosi dall’Argentina le isole Falkland. Nel 2008-2009, uscendo dalla crisi meglio dell’Europa. In Inghilterra, sebbene l’economia proceda al passo non entusiasmante dello 0.4%, i prezzi degli immobili svettano su nuovi massimi storici e la disoccupazione è un problema che interessa solo il 5.1% della popolazione (la metà che in Europa).
La sterlina inglese è oggi la moneta più antica ancora in uso.
Il tema Brexit cade in un momento cruciale per l’Europa. In Italia, domenica 19 giugno ci sarà il ballottaggio sulle elezioni comunali nelle principali città: un’eventuale vittoria degli euroscettici non passerebbe inosservata, tanto più in vista del referendum costituzionale di ottobre.
Due giorni dopo, il 21 giugno, in Germania la Corte Costituzionale tedesca si pronuncerà sulla legittimità delle OMT (Outright Monetary Transaction). L’acronimo OMT identifica il programma ideato, ma mai messo pratica, dalla BCE che prevede l’acquisto di Titoli di Stato a breve termine emessi da Paesi europei in difficoltà grave e conclamata (su richiesta del Paese stesso). Il ricorso contro tale programma era stato portato avanti da un gruppo di 35.000 politici e accademici tedeschi (insofferenti al pensiero che il contribuente tedesco debba soccorrere, di tasca propria, Paesi terzi).
La Corte Costituzionale Europea si è già pronunciata a favore di tale programma nel 2015, sostenendo che l’OMT non costituirebbe una forma di finanziamento agli Stati. Un’eventuale disaccordo della Corte tedesca porrebbe alla Germania l’imbarazzante dilemma di quale sentenza considerare, sostiene Dietrich Murskiew, advisor legale del partito di Angela Merkel.
In Spagna, evento ancor più importante, il Paese si avvia verso le elezioni politiche il 26 giugno, 3 giorni dopo il referendum su Brexit. Un’eventuale Brexit potrebbe galvanizzare gli euroscettici dando maggior peso al partito anti-establishment Podemos.

Indice di volatilità implicita sulla Sterlina inglese, triplicata da inizio anno. La paura di un movimento estremo sulla sterlina rende più care le opzioni per coprirsi dal rischio
Operativamente e per concludere
Nelle ultime settimane, gli operatori si sono innervositi, vedendo salire le probabilità di Brexit non solo nei sondaggi telefonici e online, ma anche nel posizionamento di chi scommette con denaro reale presso i bookmaker.
Howard Phillips Lovecraft, precursore del genere horror e fantascienza, diceva che la paura più grande è quella dell’ignoto. Ciò è particolarmente vero sui mercati finanziari che detestano l’incertezza.
Come spesso accade, a farne le spese sono stati i più deboli, i Paesi periferici dell’Europa. La velocità con cui sono aumentate nei sondaggi le probabilità di Brexit, che in febbraio sembravano remote, ha lasciato spazio all’immaginazione. Cosa succederebbe se, Brexit avvenuta, gli euroscettici andassero al potere anche in Europa? E se il programma BCE fosse dichiarato illegittimo? Chi comprerebbe i Titoli dei Paesi periferici in difficoltà? E se alla fine anche la Germania uscisse dall’Euro? Questo genere di pensieri spiega i rendimenti negativi fino alla scadenza ventennali sui Titoli svizzeri, negativi sul decennale Germania, la corsa all’oro, ora a 1300 dollari all’oncia, l’apprezzamento dello Yen giapponese e del dollaro USA, nonostante il rinvio del rialzo dei tassi da parte della Fed. Asset considerati rifugio in caso di turbolenza ed eventuale disgregazione dell’Euro.
Se ci fosse Brexit, i mercati avrebbero il pretesto per scatenarsi ancora un po’. Impossibile dire quanto. Se invece gli inglesi decidessero di rimanere “in”, i recenti minimi sull’Europa sarebbero una splendida occasione di acquisto.
Sul cambio Euro/Dollaro USA, in ottica settimanale il trading range è 1.15 di vendita, 1.0950 di acquisto. In ottica giornaliera 1.1405-1.1060. Nel brevissimo 1.13-1.1150.
Guardando alla storia inglese, pensiamo che qualsiasi sia la decisione degli inglesi su Brexit, sul lungo termine sarà la decisione giusta. Alla fine se la caveranno benissimo, come han sempre fatto.
Buon fine settimana a tutti!
Fonte: BONDWorld.it
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