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Aumentato il limite di esposizione dei fondi di sostegno europei

Ancora una volta, la decisione dell’Eurogruppo sull’innalzamento dei fondi di sostegno è troppo timida per offrire una copertura universale nell’eventualità di una crisi,….


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anche se la maggiore flessibilità degli strumenti di intervento a disposizione può consentire un uso più efficiente dei fondi rispetto a quanto è accaduto con Irlanda e Portogallo. Ora tocca al FMI valutare se accettare o no la richiesta di potenziamento delle risorse avanzata dall’Eurozona.

L’Eurogruppo ha deciso oggi di innalzare il tetto massimo all’esposizione che i fondi europei di sostegno potranno assumere, e di accelerare nel contempo il versamento del capitale all’ESM (European Stability Mechanism).

Iniziando dall’ESM, è previsto che il capitale sia versato per 2/5 nel 2012 (a luglio ed ottobre), per altri 2/5 nel 2013 e per 1/5 nel 1° semestre 2014. L’accordo originale prevedeva un piano quinquennale di versamento; poiché il capitale versato non deve essere inferiore al 15% delle emissioni, la massima capacità sarebbe stata effettivamente raggiunta soltanto nel 2015.

Eventuali nuovi programmi di aiuto saranno gestiti dall’ESM fin dal luglio 2012. Tuttavia, l’EFSF manterrà la gestione dei programmi esistenti (ipotesi già prevista) e, inoltre, potrebbe essere chiamato a svolgere un ruolo ancillare a sostegno dell’ESM: infatti, “può impegnarsi in nuovi programmi in modo da garantire una capacità di erogazione piena aggiuntiva di EUR 500 miliardi”.

Riguardo al tetto complessivo per le erogazioni EFSF/ESM, l’Eurogruppo ha deciso di elevarlo a 700 miliardi in modo permanente, inclusi i 200 miliardi di impegni già assunti dall’EFSF. Il Trattato costitutivo non necessita di modifiche, in quanto prevede già (art. 10) che una decisione di variare il tetto possa essere adottata dal comitato esecutivo, e che entri in vigore al completamento delle procedure nazionali di ratifica. La dichiarazione afferma che la capacità di erogazione dell’ESM sarà già a 500 miliardi da metà 2013, anche se le erogazioni effettive non potranno superare i 370 miliardi per il limite del 15%. Il documento non fa alcuna menzione dell’ipotesi, circolata ieri, che altri 240 miliardi dell’EFSF possano essere eventualmente mobilizzati fino al giugno 2013. Se però nel corso del prossimo anno venissero erogati fondi relativi a nuovi programmi per 500 miliardi di euro, l’impegno aggiuntivo dell’EFSF potrebbe arrivare a 130 miliardi al giugno 2013. D’altro canto, la disponibilità residua dell’EFSF, basata su un meccanismo di garanzie disgiunte, risulterebbe molto inferiore a quella attuale se fosse uno dei grossi paesi partecipanti a richiedere aiuto, e la contabilizzazione dei 240 miliardi non sarebbe stata granché credibile.

Le modifiche decise oggi non richiedono modifiche al Trattato costitutivo dell’ESM: questo si limita a prevedere all’art. 40 la possibilità di trasferire all’ESM gli impegni già assunti dalla EFSF che non hanno ancora generato erogazioni, nonché le obbligazioni e i crediti già in essere.
Inoltre, l’Accordo Quadro che aveva costituito la EFSF prevedeva già che quest’ultima non fosse liquidata prima del 30 giugno 2013.

La disponibilità di risorse per eventuali nuovi programmi potrebbe essere integrata da risorse del FMI, se quest’ultimo accetterà la proposta di potenziamento avanzata dall’Eurogruppo. Il contributo dell’Eurozona attraverso questo secondo canale sarebbe pari ad altri 150 miliardi, ma è ancora incerto che la proposta sia accettata. Le risorse disponibili non garantirebbero contro tutti gli scenari di crisi, se venissero impiegate con le modalità adottate nell’ambito dei programmi per Irlanda e Portogallo. Perciò è importante che si continui a cercare di prevenirne l’impiego accelerando il pareggio di bilancio e, se dei fondi saranno utilizzati, cercando di adottare modalità più efficienti di intervento.

Fonte: Intesa San Paolo Spa


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I market mover della settimana

Nell’area euro, sono attesi i dati sulla produzione industriale in Italia, Francia e nell’intera Eurozona (che dovrebbero mostrare un rallentamento nel mese di marzo). Ma soprattutto alla fine della settimana è in calendario la lettura preliminare dei dati di contabilità nazionale del 1° trimestre: quasi ovunque si vedrà un rafforzamento del ciclo, particolarmente evidente in Germania e Francia, mentre la crescita del PIL dovrebbe attestarsi solo poco sopra lo zero in Italia e Spagna; ancora attanagliati dalla crisi resteranno i paesi minori della periferia.

La settimana è densa di market mover negli Stati Uniti. I dati sui prezzi di aprile confermeranno le forti pressioni verso l’alto sugli indici headline di CPI, PPI e prezzi all’import dovuti ai rincari delle materie prime. Le vendite al dettaglio sempre di aprile saranno in parte gonfiate da effetti prezzo. La fiducia delle famiglie dovrebbe riprendersi lievemente per il secondo mese consecutivo a maggio, dopo che a marzo era stato toccato un minimo da novembre del 2009.

Infine, la bilancia commerciale di aprile dovrebbe registrare un altro allargamento del deficit.

Martedì 10 maggio

Area euro

Francia. La produzione industriale è vista in rallentamento a 0,3% m/m a marzo (dopo lo 0,4% m/m di febbraio). L’output risulterebbe così in crescita di un robusto 2,1% t/t (dall’1% t/t di 3 mesi prima) e di 4,6% a/a (in lieve rallentamento da 5,6% a/a di febbraio). Le indagini congiunturali segnalano un prosieguo del trend di ripresa nei prossimi mesi.

Italia. La produzione industriale è vista ancora in aumento a marzo, stimiamo di almeno 0,7% m/m (la metà del ritmo di crescita visto a febbraio). Su base annua l’output (dopo il 2,3% a/a registrato a febbraio) rallenterebbe a 1,6% per effetto del minor numero di giorni lavorativi,ma, se corretto per quest’effetto, accelererebbe a 3,9% (massimo nell’anno). Sul trimestre pesa ancora la brusca contrazione di gennaio, che fa sì che per la media dei primi tre mesi dell’anno la produzione risulti in pratica stagnante; tuttavia, è in vista un forte recupero nel trimestre in corso.

Stati Uniti

I prezzi all’import ad aprile sono visti ancora in crescita ma in rallentamento rispetto a marzo, a +1,5% m/m da +2,7% m/m precedente. Ancora una volta l’aumento del prezzo del petrolio importato (stimiamo di +4,2% m/m) spiegherà gran parte dei prezzi all’import, che al netto di tale fattore crescerebbero della metà (0,7% m/m). Su base annua i prezzi all’import accelererebbero a 10,1% da 9,7% a/a. I prezzi all’export sono visti in rallentamento a 0,5% m/m (da 1,5% m/m precedente) e a 8,9% a/a (da 9,5% a/a di marzo).

Mercoledì 11 maggio

 

Stati Uniti

Il deficit della bilancia commerciale a marzo dovrebbe allargarsi a 47 miliardi di dollari, da 45,8 miliardi di febbraio, per via principalmente di un aumento dei prezzi all’import (+2,7% m/m) connesso ai rincari energetici (petrolio importato +10,5% m/m), a fronte di rialzi più moderati

dei prezzi alle esportazioni (+1,5% m/m).

Giovedì 12 maggio

Area euro

Francia. Ad aprile, i prezzi al consumo sono visti in crescita di 0,2% m/m (con qualche rischio verso l’alto), dopo lo 0,8% m/m di marzo (0,9% m/m armonizzato). L’inflazione dovrebbe rimanere al 2% a/a sulla misura nazionale, mentre potrebbe scendere di un decimo al 2,1% a/a sull’armonizzato. L’aumento dei prezzi sarebbe trainato ancora dai rincari di energia ed alimentari, mentre il CPI core potrebbe aumentare di appena un decimo nel mese e rimanere su livelli del tutto contenuti (appena sopra l’1%) su base annua.

La produzione industriale roduzione nell’area euro potrebbe essere aumentata di 0,2% m/m a marzo dopo lo 0,5% m/m di febbraio. Sarebbe il sesto mese consecutivo di aumento. L’output

manterrebbe un buon ritmo di crescita nel trimestre, sia pur rallentando a 1,2% t/t da 1,9% t/t di fine 2010. Sull’anno la produzione rallenterebbe a 6% dopo il 7,5% del mese precedente. Le indagini congiunturali segnalano il mantenimento di una buona impostazione dell’output anche per i prossimi mesi.

 

Stati Uniti

Le vendite al dettaglio di aprile sono previste in aumento di 0,5% m/m, dopo lo 0,4% m/m di marzo. Sarebbe il decimo mese consecutivo di aumento. Al netto delle auto, le vendite potrebbero salire di 0,7% m/m dopo lo 0,8% m/m di marzo. I dati delle vendite settimanali sono misti, con indicazioni positive da Redbook (+1,3% m/m) e negative da ICSC (-0,8% m/m). In ogni caso, l’incremento delle vendite previsto per aprile sarà almeno in parte gonfiato dall’effetto-prezzo.

Il PPI ad aprile è visto in crescita di 0,8% m/m, dopo lo 0,7% m/m di marzo. Il PPI core dovrebbe aumentare di 0,3% m/m, come a marzo. L’energia continuerà a spiegare gran parte dei rincari, con un 2% atteso dopo il 2,6% di marzo. Il prezzo dei beni intermedi potrebbe continuare in un trend di rallentamento, a 1% m/m dopo l’1,5% m/m di marzo. Il prezzo delle materie prime è visto tornare a salire dopo il calo (-0,5% m/m) registrato a marzo.

 

Venerdì 13 maggio

 

Area euro

Le stime preliminari sulla crescita del PIL nel 1° trimestre 2011 dovrebbero mostrare quasi ovunque un rafforzamento del ciclo rispetto a fine 2010. La crescita più brillante dovrebbe essere messa a segno dalla Germania (nostra stima: +1% t/t; +4,4% a/a), spinta non solo dal recupero delle costruzioni dopo il crollo di fine 2010 legato alle condizioni meteo, ma anche da un “genuino” recupero per gli investimenti in macchinari e da un export sempre vivace. Anche la Francia dovrebbe esibire un ottimo ritmo di sviluppo (stimiamo un +0,8% t/t; +2% a/a), grazie a un’accelerazione degli investimenti delle imprese e a un’inversione dell’eccezionale impatto negativo delle scorte visto il trimestre precedente (e nonostante un probabile rallentamento dei consumi delle famiglie). Meno brillante il PIL in Italia e Spagna (stimiamo uno 0,2% t/t per entrambe, con qualche rischio al ribasso specie nel caso iberico).

Quasi pleonastico ricordare i rischi verso il basso sui paesi attanagliati da crisi strutturali (Grecia, Portogallo, Irlanda). In ogni caso, trainato dai paesi maggiori, il PIL area euro potrebbe salire di 0,7% t/t (dopo lo 0,3% t/t dei due trimestri precedenti), per un’accelerazione su base annua a 2,3% dal 2% di fine 2010.

 

Stati Uniti

Il CPI a marzo è atteso in aumento di 0,6% m/m, dopo lo 0,5% m/m di febbraio. Il CPI core dovrebbe registrare un incremento di appena un decimo come il mese precedente. L’inflazione annua salirebbe a 3,1% headline (da 2,7% di febbraio) e a 1,3% ex food and energy (da 1,2% precedente). Nel mese, l’energia dovrebbe vedere un’accelerazione a 4,6% m/m, spinta dal +7,6% m/m della benzina. I prezzi potrebbero scendere per il terzo mese consecutivo nell’abbigliamento; l’istruzione è vista mantenere una dinamica sostenuta (+0,4% m/m); gli affitti figurativi manterranno il ritmo di un decimo visto nei sei mesi precedenti.

La fiducia delle famiglie rilevata dall’Univ. of Michigan a maggio (preliminare) dovrebbe mostrare una (modesta) ripresa per il secondo mese consecutivo, a 70,2 da 69,8 di aprile (dopo il crollo di marzo a 67,5). Saranno molto importanti i dati sulle aspettative di inflazione, che hanno assunto crescente importanza nella retorica della Fed: ad aprile le aspettative a 1 anno erano rimaste al 4,6% (massimo da agosto 2008), quelle a 5 anni erano scese a 2,9% (da 3,2% di marzo che rappresentava un massimo anch’esso dall’agosto del 2008).


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