25 CALENDARIO

BCE: tassi all’1,0% a inizio 2012

La BCE ha tagliato a sorpresa i tassi di 25pb, all’1,25%. La decisione è stata unanime ed è motivata dal peggioramento del quadro macro evidenziato dal calo degli indici di fiducia nell’ultimo mese. Ci aspettiamo un ulteriore ritocco ai tassi a inizio 2012, anche se non escludiamo che la BCE possa agire a dicembre, se il quadro dovesse deteriorarsi …


Se vuoi ricevere le principali notizie pubblicate da BONDWorld iscriviti alla Nostra Newsletter settimanale gratuita.
Clicca qui per iscriverti gratuitamente.



ulteriormente. Il comunicato indica, infatti, che i rischi per l’inflazione sono bilanciati, ma i rischi per la crescita rimangono verso il basso, dato il permanere dell’elevato grado d’incertezza. Come atteso, l’insediamento di Draghi non ha comportato un cambio di linea sull’SMP.

A sorpresa, la BCE ha tagliato il refi di 25 punti base, all’1,25% e in egual misura il tasso sui depositi a 0,50% e il tasso di finanziamento marginale al 2,0%. Come indicato dal neo-presidente Draghi, la decisione è stata unanime. Ci aspettavamo un taglio a dicembre in concomitanza con la presentazione delle nuove previsioni di crescita.

Continuiamo a vedere il refi all’1,0% per inizio 2012. La BCE ha agito d’anticipo dal momento che il quadro macro è significativamente peggiorato, come segnalano gli indici di fiducia e i PMI, ormai in territorio recessivo. Parte dei rischi verso il basso sulla crescita legati alle ripercussioni della crisi sull’economia reale si stanno già materializzando. La BCE si aspetta una recessione lieve per fine 2011 – inizio 2012, come indicato da Draghi nella conferenza stampa. La BCE rivedrà, quindi, al ribasso le stime di crescita per il 2012 dall’1,3% di settembre scorso. Nel contempo, l’inflazione è attesa tornare sotto il 2% per giugno prossimo in parte per un effetto statistico favorevole dall’energia, ma anche perché il peggioramento del quadro macro avrà un effetto calmierante sulla dinamica di costi, salari e prezzi. I toni sulla dinamica inflazionistica sono divenuti decisamente più morbidi anche rispetto al comunicato di ottobre. La BCE sottolinea che i soli rischi verso l’alto per la dinamica dei prezzi derivano da rialzi di tassazione indiretta e prezzi amministrati, data l’urgenza del processo di consolidamento fiscale in quasi tutti i Paesi. Il comunicato segnala che anche a seguito del taglio di 25pb, la BCE si aspetta che l’inflazione rimanga in linea con la definizione di stabilità dei prezzi nel medio periodo.

Tassi all’1,0% per inizio 2012
Il comunicato non specifica se la politica monetaria è adeguata, ma non giudica più “bassi” i tassi a breve. Riteniamo, quindi, che un ulteriore taglio di 25pb è assai probabile, dal momento che si legge che i rischi per la stabilità dei prezzi sono per lo più bilanciati, ma che i rischi per la crescita rimangono ancora verso il basso e sono legati all’intensificarsi delle tensioni di mercato.

Continuiamo a vedere il punto di arrivo per il refi all’1,0% a inizio 2012. Tuttavia, non escludiamo che un taglio possa aversi anche il mese prossimo nel caso di rinnovate tensioni sui mercati e se i dati di fiducia e reali dovessero segnalare un ulteriore peggioramento delle condizioni cicliche.

Ci sembra difficile che la BCE possa travalicare la soglia dell’1,0%, finora percepita come soglia minima. I tassi di mercato sono agganciati al pavimento del corridoio per il refi, già oggi a 0,50%. Il margine, quindi, è piuttosto esiguo. Va oltretutto notato che un taglio sotto l’1,0% non contribuirebbe a migliorare le condizioni al credito nei Paesi critici dove i tassi a due anni sono ormai sganciati dal livello dei tassi ufficiali.

A dicembre, la BCE presenterà le stime per il 2013 e quindi offrirà un primo indizio sul percorso futuro dei tassi. Riteniamo che, anche se si dovesse raggiungere una soluzione alla crisi in tempi brevi e le ripercussioni dovessero essere contenute, gli effetti sulla crescita saranno piuttosto duraturi e ci sembra improbabile che l’area euro possa crescere significativamente in eccesso dell’1,5% dal 2013. Nel contempo, l’inflazione non rappresenterà un problema, la BCE quindi potrebbe lasciare i tassi fermi per buona parte del 2013.

Nessun cambio di linea sull’SMP

Come ci aspettavamo, il cambio di guida alla BCE non ha comportato un cambio di linea sulle misure non convenzionali ed in particolare sull’acquisto di titoli governativi. Il neo-presidente Draghi ha ribadito con decisione e con modi a tratti sbrigativi che l’SMP è per natura temporaneo e limitato a garantire la trasmissione della politica monetaria sulle scadenze più lunghe dunque non può generare un calo duraturo dei rendimenti. La soluzione della crisi è responsabilità dei Governi nazionali che devono adottare tempestivamente le misure di politica fiscale e le riforme strutturali volte a rilanciare la crescita nel medio termine. Draghi, in risposta ad una domanda di un giornalista, ha escluso, ragionevolmente, che la BCE possa agire come lender of last resort. Ma di fatto allo stato attuale, la BCE rimane l’unica istituzione in grado di arginare le ripercussioni sistemiche della crisi. Sembra, peraltro, che neanche dall’ECOFIN dell’8 novembre emergeranno dettagli significativi sui veicoli speciali spin – off dell’EFSF. In questa fase
di transizione, che durerà sicuramente qualche mese, la BCE dovrà continuare ad acquistare titoli pubblici ad un ritmo che sarà determinato dalle condizioni di mercato e dalle posizioni speculative. Nell’ottava chiusasi il 28 ottobre, la BCE ha acquistato titoli per 4 miliardi di euro dai 4,49 della settimana chiusasi il 21 ottobre. Il totale dei titoli detenuti, a scadenza dalla BCE, è arrivato a 173,5 miliardi di euro, di cui 99,5 miliardi tra agosto e fine ottobre. La BCE proseguirà almeno allo stesso passo di qui a marzo 2012 e potrebbe quindi arrivare a detenere titoli per oltre 300 miliardi di euro. Si noti che, ad oggi, gli acquisti della BCE sono pari solo all’1,8% del PIL area euro a fronte dell’11,4% del PIL USA acquistato dalla Fed e del 13,7% del PIL UK detenuto dalla BoE. Draghi ha dichiarato che il bilancio della BCE non è a rischio. Gli acquisti ad oggi rappresentano circa il 212% del capitale e delle riserve. La Fed ha acquistato titoli governativi fino a 5000 volte il capitale. In caso di perdite, la garanzia dovrebbe venire non dal capitale BCE, ma dal fondo BCE di riserva, stando all’Art. 33.2 dello statuto dell’Eurosistema. Le perdite potrebbero essere inoltre condivise dalle diverse Banche Nazionali, in relazione alla quota di partecipazione al capitale BCE.

Infine, come atteso, la BCE non ha annunciato nuove misure straordinarie per contrastare le tensioni sui tassi interbancari. Non è escluso che la BCE possa riservarsi di agire su questo fronte nei prossimi mesi se la turbolenza di mercato dovesse permanere. La BCE potrebbe introdurre un’asta con scadenza a 18 o 24 mesi per abbattere il costo del funding delle banche oltre l’anno e/o rivedere i requisiti sulle garanzie.

Più dettagli sul secondo programma di acquisto di covered bonds (CBPP2)

Come anticipato alla riunione di ottobre, la BCE, in concomitanza con la riunione ha pubblicato un comunicato che definisce le caratteristiche del secondo programma di acquisto di covered bonds (CBPP2). Il programma prevede acquisti per 40 miliardi di euro che dovranno essere completati entro ottobre 2012. Come nel precedente programma, gli acquisti avverranno sia sul primario, che sul secondario. I titoli, per essere acquisiti dalla BCE devono: i) essere stanziabili come garanzia nelle operazioni di rifinanziamento; ii) devono soddisfare i criteri indicati all’art. 4 della direttiva UE 22 sugli investimenti collettivi (UCITS); iii) il volume emesso deve tassativamente superare 300 milioni di euro, mentre nel precedente programma potevano essere acquisiti anche titoli con un volume emesso superiore ai 100 milioni; iv) devono avere un rating minimo di BBB- o equivalente, di una delle principali agenzie di rating, nel precedente programma si specificava che il rating doveva in realtà di norma superare la AA- quindi vi sono, su questo punto, condizioni meno stringenti.

Si legge che la BCE intende prestare i titoli acquisiti con il CBPP2, come aveva fatto con i titoli acquisiti con il primo programma a partire da febbraio 2010.

Il Programma potrebbe aiutare il mercato dei covered bond in particolare spagnoli e francesi, dato il forte allargamento degli spread. Non è escluso che la misura possa essere di sostegno anche alle banche greche.

04112011_1

Fonte: Intesa San Paolo Spa


Certificazione degli analisti

Gli analisti finanziari che hanno predisposto la presente ricerca, i cui nomi e ruoli sono riportati nella prima pagina del documento dichiarano che:

  1. Le opinioni espresse sulle società citate nel documento riflettono accuratamente l’opinione personale, indipendente, equa ed equilibrata degli analisti;

  2. Non è stato e non verrà ricevuto alcun compenso diretto o indiretto in cambio delle opinioni espresse.

Comunicazioni importanti

La presente pubblicazione è stata redatta da Intesa Sanpaolo S.p.A. Le informazioni qui contenute sono state ricavate da fonti ritenute da Intesa Sanpaolo S.p.A. affidabili, ma non sono necessariamente complete, e l’accuratezza delle stesse non può essere in alcun modo garantita. La presente pubblicazione viene a Voi fornita per meri fini di informazione ed illustrazione, ed a titolo meramente indicativo, non costituendo pertanto la stessa in alcun modo una proposta di conclusione di contratto o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento finanziario. Il documento può essere riprodotto in tutto o in parte solo citando il nome Intesa Sanpaolo S.p.A.

La presente pubblicazione non si propone di sostituire il giudizio personale dei soggetti ai quali si rivolge. Intesa Sanpaolo S.p.A. E le rispettive controllate e/o qualsiasi altro soggetto ad esse collegato hanno la facoltà di agire in base a/ovvero di servirsi di qualsiasi materiale sopra esposto e/o di qualsiasi informazione a cui tale materiale si ispira prima che lo stesso venga pubblicato e messo a disposizione della clientela. Intesa Sanpaolo S.p.A. e le rispettive controllate e/o qualsiasi altro soggetto ad esse collegato possono occasionalmente assumere posizioni lunghe o corte nei summenzionati prodotti finanziari.


Normal 0 14 MicrosoftInternetExplorer4

I market mover della settimana

Nell’area euro, sono attesi i dati sulla produzione industriale in Italia, Francia e nell’intera Eurozona (che dovrebbero mostrare un rallentamento nel mese di marzo). Ma soprattutto alla fine della settimana è in calendario la lettura preliminare dei dati di contabilità nazionale del 1° trimestre: quasi ovunque si vedrà un rafforzamento del ciclo, particolarmente evidente in Germania e Francia, mentre la crescita del PIL dovrebbe attestarsi solo poco sopra lo zero in Italia e Spagna; ancora attanagliati dalla crisi resteranno i paesi minori della periferia.

La settimana è densa di market mover negli Stati Uniti. I dati sui prezzi di aprile confermeranno le forti pressioni verso l’alto sugli indici headline di CPI, PPI e prezzi all’import dovuti ai rincari delle materie prime. Le vendite al dettaglio sempre di aprile saranno in parte gonfiate da effetti prezzo. La fiducia delle famiglie dovrebbe riprendersi lievemente per il secondo mese consecutivo a maggio, dopo che a marzo era stato toccato un minimo da novembre del 2009.

Infine, la bilancia commerciale di aprile dovrebbe registrare un altro allargamento del deficit.

Martedì 10 maggio

Area euro

Francia. La produzione industriale è vista in rallentamento a 0,3% m/m a marzo (dopo lo 0,4% m/m di febbraio). L’output risulterebbe così in crescita di un robusto 2,1% t/t (dall’1% t/t di 3 mesi prima) e di 4,6% a/a (in lieve rallentamento da 5,6% a/a di febbraio). Le indagini congiunturali segnalano un prosieguo del trend di ripresa nei prossimi mesi.

Italia. La produzione industriale è vista ancora in aumento a marzo, stimiamo di almeno 0,7% m/m (la metà del ritmo di crescita visto a febbraio). Su base annua l’output (dopo il 2,3% a/a registrato a febbraio) rallenterebbe a 1,6% per effetto del minor numero di giorni lavorativi,ma, se corretto per quest’effetto, accelererebbe a 3,9% (massimo nell’anno). Sul trimestre pesa ancora la brusca contrazione di gennaio, che fa sì che per la media dei primi tre mesi dell’anno la produzione risulti in pratica stagnante; tuttavia, è in vista un forte recupero nel trimestre in corso.

Stati Uniti

I prezzi all’import ad aprile sono visti ancora in crescita ma in rallentamento rispetto a marzo, a +1,5% m/m da +2,7% m/m precedente. Ancora una volta l’aumento del prezzo del petrolio importato (stimiamo di +4,2% m/m) spiegherà gran parte dei prezzi all’import, che al netto di tale fattore crescerebbero della metà (0,7% m/m). Su base annua i prezzi all’import accelererebbero a 10,1% da 9,7% a/a. I prezzi all’export sono visti in rallentamento a 0,5% m/m (da 1,5% m/m precedente) e a 8,9% a/a (da 9,5% a/a di marzo).

Mercoledì 11 maggio

Stati Uniti

Il deficit della bilancia commerciale a marzo dovrebbe allargarsi a 47 miliardi di dollari, da 45,8 miliardi di febbraio, per via principalmente di un aumento dei prezzi all’import (+2,7% m/m) connesso ai rincari energetici (petrolio importato +10,5% m/m), a fronte di rialzi più moderati

dei prezzi alle esportazioni (+1,5% m/m).

Giovedì 12 maggio

Area euro

Francia. Ad aprile, i prezzi al consumo sono visti in crescita di 0,2% m/m (con qualche rischio verso l’alto), dopo lo 0,8% m/m di marzo (0,9% m/m armonizzato). L’inflazione dovrebbe rimanere al 2% a/a sulla misura nazionale, mentre potrebbe scendere di un decimo al 2,1% a/a sull’armonizzato. L’aumento dei prezzi sarebbe trainato ancora dai rincari di energia ed alimentari, mentre il CPI core potrebbe aumentare di appena un decimo nel mese e rimanere su livelli del tutto contenuti (appena sopra l’1%) su base annua.

La produzione industriale roduzione nell’area euro potrebbe essere aumentata di 0,2% m/m a marzo dopo lo 0,5% m/m di febbraio. Sarebbe il sesto mese consecutivo di aumento. L’output

manterrebbe un buon ritmo di crescita nel trimestre, sia pur rallentando a 1,2% t/t da 1,9% t/t di fine 2010. Sull’anno la produzione rallenterebbe a 6% dopo il 7,5% del mese precedente. Le indagini congiunturali segnalano il mantenimento di una buona impostazione dell’output anche per i prossimi mesi.

Stati Uniti

Le vendite al dettaglio di aprile sono previste in aumento di 0,5% m/m, dopo lo 0,4% m/m di marzo. Sarebbe il decimo mese consecutivo di aumento. Al netto delle auto, le vendite potrebbero salire di 0,7% m/m dopo lo 0,8% m/m di marzo. I dati delle vendite settimanali sono misti, con indicazioni positive da Redbook (+1,3% m/m) e negative da ICSC (-0,8% m/m). In ogni caso, l’incremento delle vendite previsto per aprile sarà almeno in parte gonfiato dall’effetto-prezzo.

Il PPI ad aprile è visto in crescita di 0,8% m/m, dopo lo 0,7% m/m di marzo. Il PPI core dovrebbe aumentare di 0,3% m/m, come a marzo. L’energia continuerà a spiegare gran parte dei rincari, con un 2% atteso dopo il 2,6% di marzo. Il prezzo dei beni intermedi potrebbe continuare in un trend di rallentamento, a 1% m/m dopo l’1,5% m/m di marzo. Il prezzo delle materie prime è visto tornare a salire dopo il calo (-0,5% m/m) registrato a marzo.

Venerdì 13 maggio

Area euro

Le stime preliminari sulla crescita del PIL nel 1° trimestre 2011 dovrebbero mostrare quasi ovunque un rafforzamento del ciclo rispetto a fine 2010. La crescita più brillante dovrebbe essere messa a segno dalla Germania (nostra stima: +1% t/t; +4,4% a/a), spinta non solo dal recupero delle costruzioni dopo il crollo di fine 2010 legato alle condizioni meteo, ma anche da un “genuino” recupero per gli investimenti in macchinari e da un export sempre vivace. Anche la Francia dovrebbe esibire un ottimo ritmo di sviluppo (stimiamo un +0,8% t/t; +2% a/a), grazie a un’accelerazione degli investimenti delle imprese e a un’inversione dell’eccezionale impatto negativo delle scorte visto il trimestre precedente (e nonostante un probabile rallentamento dei consumi delle famiglie). Meno brillante il PIL in Italia e Spagna (stimiamo uno 0,2% t/t per entrambe, con qualche rischio al ribasso specie nel caso iberico).

Quasi pleonastico ricordare i rischi verso il basso sui paesi attanagliati da crisi strutturali (Grecia, Portogallo, Irlanda). In ogni caso, trainato dai paesi maggiori, il PIL area euro potrebbe salire di 0,7% t/t (dopo lo 0,3% t/t dei due trimestri precedenti), per un’accelerazione su base annua a 2,3% dal 2% di fine 2010.

Stati Uniti

Il CPI a marzo è atteso in aumento di 0,6% m/m, dopo lo 0,5% m/m di febbraio. Il CPI core dovrebbe registrare un incremento di appena un decimo come il mese precedente. L’inflazione annua salirebbe a 3,1% headline (da 2,7% di febbraio) e a 1,3% ex food and energy (da 1,2% precedente). Nel mese, l’energia dovrebbe vedere un’accelerazione a 4,6% m/m, spinta dal +7,6% m/m della benzina. I prezzi potrebbero scendere per il terzo mese consecutivo nell’abbigliamento; l’istruzione è vista mantenere una dinamica sostenuta (+0,4% m/m); gli affitti figurativi manterranno il ritmo di un decimo visto nei sei mesi precedenti.

La fiducia delle famiglie rilevata dall’Univ. of Michigan a maggio (preliminare) dovrebbe mostrare una (modesta) ripresa per il secondo mese consecutivo, a 70,2 da 69,8 di aprile (dopo il crollo di marzo a 67,5). Saranno molto importanti i dati sulle aspettative di inflazione, che hanno assunto crescente importanza nella retorica della Fed: ad aprile le aspettative a 1 anno erano rimaste al 4,6% (massimo da agosto 2008), quelle a 5 anni erano scese a 2,9% (da 3,2% di marzo che rappresentava un massimo anch’esso dall’agosto del 2008).


Iscriviti alla Newsletter di Investment World.it

Iscriviti alla Newsletter di Investment World.it

Ho letto
l'informativa Privacy
e autorizzo il trattamento dei miei dati personali per le finalità ivi indicate.

Iscriviti alla Newsletter di Investment World.it

Ho letto
l'informativa Privacy
e autorizzo il trattamento dei miei dati personali per le finalità ivi indicate.