Tognoli Antonio Corporate Family Office SIM S.p.A. CFO SIM

CFO SIM – Per agire intelligentemente

CFO SIM Per agire intelligentemente non basta l’intelligenza (F. Dostoevskij).

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Antonio Tognoli Responsabile Macro Analisi e Comunicazione ( CFO SIM ) Corporate Family Office SIM S.p.A.


Indice IFO di luglio in uscita oggi alle 10:00 (stima 87,9 punti contro 88,4 di giugno), mentre alle 16:00 è la volta della fiducia dei consumatori USA MoM di luglio (stima 113 punti contro 109,7 di giugno).

Ieri sia l’Europa che gli USA hanno mostrato i primi segnali di un rallentamento economico. L’Europa ha visto il PMI composito di luglio fermarsi a 48,9 punti, decisamente più in basso delle stime di 49,7 punti e 49,9 di giugno, mentre il PMI composito USA di luglio ha fatto registrate 52,4 punti (54 la stima e 54,4 a giugno). L’Europa appare più debole degli USA (il PMI è sotto lo spartiacque dei 50 punti) e infatti come noto, è già in recessione. Gli USA ci si stanno invece avvicinando rapidamente. Non crediamo che il rallentamento evidenziato dai dati sia da ostacolo per le rispettive banche centrali nell’aumentare i tassi.

Ritengo che si possa affermare senza ombra di dubbio che il mercato del lavoro sia il pilastro di sostegno che ha contraddistinto il ciclo economico USA negli ultimi 12-18 mesi. Grazie ai minimi storici della disoccupazione e all’elevata crescita dei salari, la spesa dei consumatori ha registrato un ritmo superiore alla media all’inizio di quest’anno, superando il tasso di crescita del PIL complessivo, segnale che indica come i consumi delle famiglie stanno facendo quasi tutto il lavoro pesante per l’economia.

Da un punto di vista storico la disoccupazione è aumentata moderatamente prima delle contrazioni economiche, per poi accelerare dopo l’inizio delle recessioni. E’ possibile che lo stato anormalmente forte del mercato del lavoro contribuirà ad attenuare l’eventuale rallentamento dell’economia.

Tuttavia, nonostante il mercato del lavoro rimanga in ottima forma rispetto agli standard storici, sono comunque evidenti i primi segnali che indicano l’emergere di una certa debolezza. Le richieste iniziali di disoccupazione negli USA sono, a nostro avviso, un indicatore anticipatore piuttosto credibile. Pur non preannunciando un crollo dell’occupazione, la media mobile a tre settimane delle richieste di disoccupazione iniziali settimanali è aumentata di quasi il 20% negli ultimi sei mesi.

L’andamento delle richieste di disoccupazione, del turnover del lavoro e delle retribuzioni orarie segnalano un certo affaticamento emergente che, siamo convinti, si manifesterà nella seconda metà dell’anno. Prevediamo comunque un modesto aumento del tasso di disoccupazione, accompagnato da un rallentamento dei guadagni mensili di posti di lavoro e di salari, che culminerà in un rallentamento della spesa dei consumatori, che ovviamente finirà per togliere un po’ di benzina alla crescita del PIL.

Nonostante la decelerazione dei consumi personali peserà sull’economia complessiva, riteniamo che si stiano delineando i primi germogli in grado di sostenere un rallentamento più benevolo. Siamo convinti che la flessione assumerà la forma di una “recessione mobile”, ovvero che le varie aree dell’economia rallenteranno e si riprenderanno in tempi diversi.

Sono già state per esempio registrate flessioni significative nel settore manifatturiero, nell’attività abitativa e negli investimenti delle imprese, ma è incoraggiante notare come i primi segnali di stabilizzazione della produzione e gli ultimi dati sul mercato immobiliare indicano che potrebbe (usiamo in condizionale) essere in atto una ripresa degli investimenti residenziali.

Con la moderazione dei costi dei fattori produttivi e della manodopera, ci aspettiamo di vedere una certa ripresa anche negli investimenti delle imprese. Questo potrebbe verificarsi nel momento in cui la spesa dei consumatori si attenua, il che significa che il PIL complessivo potrebbe non calare drasticamente (soft landing quindi), anche se diverse componenti sottostanti dell’economia stanno vivendo condizioni di recessione.

L’indice ISM dei nuovi ordini sembra essersi stabilizzato negli ultimi mesi dopo una prolungata contrazione, un segnale positivo per la domanda. Abbiamo osservato una tendenza simile prima della recessione del 2001, un periodo che abbiamo sempre indicato come potenziale termine di paragone. Il 2001 è stata l’ultima recessione lieve, guidata principalmente da flessioni in settori dell’economia come gli investimenti delle imprese, mentre la spesa dei consumatori ha subìto un rallentamento piuttosto lieve.

Per effetto del ruolo di anticipatore, riteniamo che un rallentamento dell’economia possa avere un risvolto positivo per i mercati. Il rallentamento della spesa dei consumatori dovrebbe favorire la discesa dell’inflazione, consentendo alla FED di abbassare un po’ la guardia sui tassi d’interesse. Non ci sentiamo di escludere che una flessione del mercato azionario, provocata dai segnali di debolezza economica, possa essere mitigata dalle prospettive di una FED meno aggressiva e, potenzialmente, di tagli dei tassi nella seconda metà dell’anno prossimo.

Fonte : BondWorld.it


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