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Commento Currency

La scorsa settimana la crisi del debito in Europa, soprattutto per quanto riguarda la Grecia, non si è per nulla attenuata. Dopo il declassamento della Grecia da parte di Moody’s lo scorso 20 maggio, all’inizio della scorsa settimana..

Commento settimanale a cura del Currency Team di Henderson Global Investors


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Standard&Poor’s ha ridotto la prospettiva per l’Italia a ‘negativa’. Data la situazione economica ancora instabile, le famiglie sono in difficoltà. Standard&Poor’s ritiene che il ruolo dell’Italia sia centrale nella crisi del debito dell’Eurozona. In risposta il governo italiano sta approntando nuove misure di taglio di bilancio. A ciò vanno ad aggiungersi le preoccupazioni di una nuova recessione in Giappone e una nuova eruzione vulcanica in Islanda che insieme hanno portato ad una settimana “nervosa”.

La scorsa settimana la EU e il FMI hanno imposto un pesante pacchetto di misure d’austerità alla Grecia. Il funzionario della BCE Jürgen Stark ha messo in agitazione i mercati dichiarando di attendersi che la Grecia rimborsi tutto il proprio debito senza ricorrere a proroghe o a qualche altra forma di ristrutturazione del debito. In più, molti esponenti politici dicono la loro su come gestire al meglio la situazione. Secondo noi, queste opinioni non mutano il sentimento negativo che è già presente. In questo momento, un terzo delle entrate tributarie della Grecia viene impiegato per pagare gli interessi sul debito. Un peggioramento del bilancio potrebbe determinare un ritardo nell’erogazione della prossima tranche del prestito europeo (European Financial Stability Facility – EFSF) (circa 12 miliardi di euro per luglio). La scorsa settimana la Grecia ha annunciato che accelererà la vendita del patrimonio pubblico e apporterà ulteriori tagli al bilancio.

L’agenzia di rating Fitch ha declassato la prospettiva di Belgio e Giappone. Fitch ha espresso un giudizio di outlook negativo per il Belgio preoccupata che un paese senza governo non sia in grado di gestire efficacemente il terzo maggior debito pubblico dell’Eurozona. L’outlook del Giappone è stato declassato da ‘stabile’ a ‘negativo’ in quanto oggi il Giappone ha un debito pubblico che è il doppio del suo PIL. Un altro aspetto che ha pesato sul declassamento delle prospettive per il Giappone è stata la velocità di peggioramento della situazione demografica.

Per quanto riguarda il Regno Unito, Moody’s sta valutando la salute delle banche nella prospettiva di un eventuale ritiro del sostegno del governo. Moody’s ha dichiarato che 14 banche su 18 potrebbero essere declassate qualora ciò si verificasse.

Il Responsabile dell’EFSF ha annunciato che la Cina e altri investitori asiatici acquisteranno una “forte quota” delle obbligazioni emesse per il salvataggio del Portogallo nell’ambito dell’asta che si terrà il prossimo mese. Ha aggiunto che questo dovrebbe essere visto non tanto come un appoggio all’Europa per come sta gestendo la crisi del debito ma piuttosto come una buona diversificazione dei loro investimenti.

Nel fine settimana Giapponee UE si sono accordati per valutare le possibilità di un patto di libero scambio. Non sono in programma negoziati ufficiali.

L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) nella propria relazione semestrale ha dichiarato che i tassi dovrebbero aumentare con il consolidamento della ripresa e il ritorno dell’inflazione. Tuttavia, la ripresa economica è ancora fragile e, in più, la minaccia di prezzi delle materie prime in aumento e la situazione finanziaria negli Stati Uniti, Europa e Giappone potrebbero portare alla stagflazione (ovvero crescita molto bassa associata ad alta inflazione). L’OCSE ha inoltre rivisto al ribasso le sue previsioni per la Cina.

Pare che l’Europa riuscirà a conservare la presidenza del Fondo Monetario Internazionale. Si rafforza la candidatura del Ministro delle Finanze francese Christine Lagarde che sta ricevendo crescente sostegno dal mondo politico. Alcuni paesi emergenti si oppongono alla sua candidatura. A tale opposizione la Lagarde ha risposto promettendo a questi paesi nomine di vertice all’interno dell’FMI.

Sembra che il fondo sovrano cinese, China Investment Corporation (CIC), abbia destinato l’1,5% (6 miliardi di dollari neozelandesi) delle proprie riserve valutarie a investimenti in attività in Nuova Zelanda, mentre il 2% sia stato destinato a investimenti in Australia. Nel frattempo, il Ministro del Commercio statunitense Locke ha riferito che la Cina detiene circa l’8% del debito pubblico statunitense che grosso modo corrisponde a un terzo della quota detenuta complessivamente da soggetti esteri. Il Ministro Locke ha anche dichiarato che il 70% è detenuto da investitori nazionali (si legga: il governo degli Stati Uniti).

Secondo il Presidente della Commissione di Bilancio della Camera dei Deputati USA, il Congresso dovrebbe raggiungere l’accordo sull’aumento del tetto del debito e la riduzione della spesa pubblica federale entro agosto. E’ convinto che l’accordo verrà raggiunto in quanto nessuno vuole un default. Però l’accordo deve essere tale da dimostrare che la situazione finanziaria è sotto controllo. Il governatore della Fed di St. Louis Bullard ha mandato segnali che la Fed manterrà una politica monetaria espansiva dopo la fine del QE2 a giugno.

Passando ai mercati emergenti, in Argentina la Repsol a metà maggio ha annunciato la scoperta di un importante giacimento petrolifero nella provincia meridionale del Neuquen. La Repsol è il principale produttore di greggio di quel paese. La notizia ha scatenato un’impennata delle obbligazioni argentine la scorsa settimana.

La banca centrale turca ha lasciato inalterato il tasso di riferimento al 6,25% e ha anche annunciato che non cambierà i coefficienti di riserva obbligatoria per le banche. Il prossimo 12 giugno in Turchia si terranno le elezioni politiche.

Cina e Brasile hanno negoziato l’abolizione delle barriere commerciali da parte della Cina e ciò dovrebbe consentire al Brasile di aumentare le proprie esportazioni di prodotti lavorati in quel paese. I prodotti lavorati quali minerale di ferro, soia e petrolio sono pari a circa l’80 percento delle esportazioni del Brasile in Cina.

Fonte: BONDWorld – Henderson Global Investors


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