La scorsa settimana l’agenzia di rating Moody’s ha declassato il Portogallo da Baa1 a Ba2 (sotto il livello investment grade). L’Europa ha accolto la notizia con molta insoddisfazione. Il Presidente della Commissione Europea Barroso ha dichiarato che la decisione di Moody’s è stata basata su “errori ed esagerazioni” e ha minacciato tutte le agenzie di rating di attuare nuove azioni regolamentarie. Reazioni simili si sono avute anche in altri alti funzionari europei. La BCE, dopo il declassamento del Portogallo, ha dichiarato che considererà tutti i bond garantiti dal governo portoghese come eleggibili indipendentemente dal loro rating….
Commento settimanale a cura del Currency Team di Henderson Global Investors
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La crisi del debito europeo, congiuntamente al rallentamento della crescita economica in Cina, ha portato ad un flight to quality verso le più sicure valute a basso rendimento.
Le notizie provenienti dalla Grecia non sono state positive. Contrariamente alle aspettative che lasciavano intendere una ripresa dell’economia nella seconda metà del 2011, un report della Commissione Europea e della BCE hanno mostrato che la Grecia potrebbe restare in recessione per il resto dell’anno (secondo il report una modesta crescita ritornerà nel 2012). La disoccupazione in crescita sta apportando ulteriore stress sul processo di approvazione dei tagli al bilancio.
L’Eurozona è vicina alla chiusura di un accordo con le banche per riscadenzare la restituzione del debito greco pari a 30 miliardi di euro. Le agenzie di rating Standard & Poor e Fitch hanno mostrato il loro sostegno per riscadenzare il debito greco degli investitori privati, dichiarando che il default sarà considerato come default selettivo.
Inoltre, un documento dell’Unione Europea relativo agli stress test delle banche ha alimentato ulteriormente la preoccupazione che la crisi del debito potrebbe peggiorare. Il report afferma che le banche che non riusciranno a soddisfare i criteri di quest’anno dovranno presentare un piano che dimostri che raggiungeranno una situazione finanziaria solida entro la fine di settembre. Dati provenienti dall’Italia indicano un aumento della disoccupazione e una contrazione economica nel mese di giugno, a conferma che il paese si trova in difficoltà economica. Alcune notizie positive arrivano invece dalla Germania, che ha registrato un aumento delle esportazioni nel mese di maggio.
Lo scorso giovedì la BCE ha aumentato il suo tasso di riferimento di 25 punti base all’1.5%. In Svezia la Riksbank ha alzato il suo tasso di riferimento di 25 punti base al 2%.
Negli Stati Uniti i non farm payrolls di giugno sono stati deludenti. Gli economisti avevano preannunciato un dato pari a 105 mila, contro solo i 18 mila segnalati. Questo ha causato un effetto di indebolimento più ampio della propensione al rischio, portando ad un sell off delle valute ad alto rendimento. Uno studio elaborato dal Congressional Joint Committee on Taxation si è focalizzato sulla possibilità per le aziende statunitensi di rimpatriare 700 miliardi di dollari. Tale strategia venne attuata per la prima volta nel 2005 ed ebbe un effetto positivo sull’atteggiamento nei confronti del rischio. La scorsa domenica, il Partito Democratico e i Repubblicani si sono incontrati alla Casa Bianca per discutere dell’aumento del tetto del debito. Questa settimana sia il Partito Democratico che quello Repubblicano riapriranno le negoziazioni per riuscire a chiudere un accordo entro il 2 agosto. Sembra che l’accordo implicherà un aumento dei tagli e di alcune tasse per un valore di 2.000 miliardi di dollari.
Le notizie provenienti dall’Australia sulla difficoltà delle vendite al retail e delle permessi edilizi hanno causato un deprezzamento del dollaro australiano. A metà settimana la valuta del Paese si è poi ulteriormente indebolita a causa della decisione della Reserve Bank of Australia di lasciare invariato il suo tasso di benchmark, confermando l’opinione diffusa che quest’anno la RBA potrebbe anche decidere di abbassarlo. Alla fine della settimana, il dollaro australiano ha recuperato qualche punto grazie alla creazione, nel mese di giugno, di un numero di posti di lavoro maggiore delle attese e grazie ad un rally globale nelle commodities.
Il rallentamento della crescita economica cinese ha influenzato il mercato a livello globale, causando un rallentamento della domanda di valute e commodities ad alto rendimento. Le valute dei mercati emergenti sono state influenzate in modo particolare, a causa del timore di un possibile rallentamento delle esportazioni verso la Cina. Come conseguenza di un aumento dell’inflazione oltre le attese nel mese di giugno, la Banca Popolare Cinese ha aumentato il tasso di benchmark con un rialzo di 25 punti base fino a 6,56%. La settimana scorsa il governatore della PBC aveva affermato che combattere l’inflazione non può essere l’unico obiettivo della politica monetaria cinese, sottolineando che anche la crescita economica, l’occupazione, il tasso di cambio e la bilancia dei pagamenti sono da considerare come obiettivi economici importanti. Tuttavia, con il rallentamento della crescita economica, si ritiene che l’inflazione potrebbe essere tenuta sotto controllo e, di conseguenza, che da qui alla fine dell’anno i tassi di interesse potrebbero subire meno impennate di quanto ci si aspetti. A causa del persistere dell’insufficiente liquidità delle banche, il ministro delle finanze cinese, per la terza volta quest’anno, non è riuscito a vendere tutto il debito del Paese.
Sulla base delle previsioni che vedono un ritorno degli investitori stranieri in Thailandia, la scorsa settimana il Thai Baht è cresciuto molto al di sopra delle attese.
La scorsa settimana il Won Sud Coreano ha registrato delle buone performance in seguito alle speculazioni relative alla Central Bank of South Korea che favorirebbe l’apprezzamento della valuta per combattere l’inflazione. I dati relativi all’inflazione suggeriscono un possibile innalzamento del tasso di benchmark.
Tuttavia, come già detto, l’incertezza dell’economia cinese ha causato il deprezzamento del Won e di altre valute dei mercati emergenti.
Sembra che il Presidente del Brasile, Dilma Rousseff, si stia concentrando più sulla lotta all’inflazione che sull’andamento del Real brasiliano. La scorsa settimana i dati riguardanti l’inflazione sono aumentati più del previsto e quindi si prevede che anche l’aumento del tasso di benchmark sarà superiore.
Come il Brasile ha attuato delle misure di tassazione nei confronti degli investimenti stranieri, anche Israele tasserà del 24% gli interessi in entrata derivanti da ordini provenienti dall’estero, così da abbattere l’apprezzamento dello Shekel. In Brasile queste misure non hanno intimorito gli investitori e sembrerebbe che questo possa avvenire anche in Israele.
Le banche centrali del Perù e del Messico hanno mantenuto i loro tassi di benchmark invariati, rispettivamente al 4.25% e al 4.5%.
Fonte: IFAWorld – Henderson Global Investors
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