La seconda stima dovrebbe confermare la lettura preliminare del PMI manifatturiero di ottobre a 50,7, in recupero da un precedente 50,3, vi sono marginali rischi al ribasso dal momento che il recupero dell’indice PMI tedesco a 51,8 da 49,9 è in contrasto con le indicazioni da IFO e ZEW, che hanno mostrato…
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un peggioramento delle condizioni di business. La prima lettura del PMI manifatturiero italiano potrebbe mostrare un lieve calo a 50,5 dopo il rimbalzo a 50,7 del mese scorso.
Stati Uniti
L’ISM del settore manifatturiero a ottobre è previsto in modesto calo a 56 da 56,6 di settembre. Le indicazioni dell’indagine dovrebbero restare ampiamente positive e coerenti con un ritmo di espansione poco sopra il 3% anche nel 4° trimestre.
La spesa in costruzioni a settembre dovrebbe crescere di 0,7% m/m, dopo il calo di -0,8% m/m di agosto. I dati di settembre dovrebbero registrare incrementi sia per la spesa privata sia per quella pubblica.
Le vendite di autoveicoli a ottobre sono attese in aumento a 16,4 mln di unità ann., da 16,3 mln a settembre. Questo risultato porterebbe la variazione annua verso il 7% a/a..
I market mover della settimana
Nell’area euro la settimana sarà dominata dalla riunione della BCE che dovrebbe essere piuttosto interlocutoria (v. sopra) e dalla riunione dell’ECOFIN che vedrà continuare la discussione sui Budget nazionali nonché sulla pubblicazione delle stime d’autunno della Commissione UE su crescita e saldi strutturali. Sul fronte dei dati il focus sarà sull’andamento di ordini, produzione e export in Germania che ci aspettiamo mostrino un rimbalzo a settembre dopo il tracollo di agosto dovuto a fattori eccezionali. La produzione industriale potrebbe essere calata ancora in Francia di 0,1% m/m mentre in Spagna potrebbe vedersi una crescita meno sostenuta che in agosto.
La settimana ha molti dati ed eventi importanti negli Stati Uniti. Il 4 novembre ci saranno le elezioni midterm, che dovrebbero consegnare ai Repubblicani sia la Camera sia il Senato; il voto non dovrebbe determinare variazioni nelle decisioni politiche del 2015-16, che saranno segnate dalla campagna per le presidenziali del 2016. Per quanto riguarda i dati, le informazioni di ottobre dovrebbero essere complessivamente positive. A ottobre, l’employment report dovrebbe confermare una solida dinamica occupazionale e il tasso di disoccupazione dovrebbe stabilizzarsi sui minimi da metà 2008; gli indici ISM dovrebbero correggere dai livelli molto elevati di settembre, restando coerenti con un ritmo di espansione rapido anche nel 4° trimestre; le vendite di auto dovrebbero segnare un modesto aumento ed essere ancora superiori a 16 mln. A settembre, la spesa in costruzioni dovrebbe rimbalzare e il saldo della bilancia commerciale stabilizzarsi, segnalando un contributo positivo del canale estero alla crescita del 3° trimestre.
Venerdì sui mercati
Venerdì il nuovo intervento espansivo da parte della Banca del Giappone ha favorito un deciso aumento dell’appetito per il rischio sui mercati finanziari, che si è riflesso in un andamento positivo delle principali piazze azionarie, in una chiusura degli spread sul debito periferico nell’area euro e in nuovi minimi dello yen (da sette anni contro il dollaro: sfiorata quota 113); il biglietto verde si conferma forte anche contro euro, ai massimi da due anni (nella notte è stato toccato il livello di 1,2444), ancora sulla scia dei dati macro forti negli Usa e della svolta della politica monetaria della Fed. I mercati europei (nonché quelli delle commodities e in particolare del gas naturale) hanno beneficiato anche dell’accordo raggiunto tra Ucraina e Russia circa il rifornimento e il transito del gas russo verso l’Europa.
Questa mattina, l’indice PMI ufficiale del settore non manifatturiero in Cina è sceso a 53,8 a ottobre da 54 di settembre (si tratta di un minimo da 9 mesi); nello stesso mese, il PMI manifatturiero aveva fatto segnare un calo a 50,8 da 51,1 (ai minimi da sei mesi). Viceversa, la seconda lettura del PMI manifatturiero diffuso da HSBC è stata confermata a 50,4 a ottobre, in aumento dal 50,2 dei due mesi precedenti. Nel complesso comunque dati che confermano il rallentamento, sia pure non traumatico, dell’economia asiatica. Ciò ha favorito un rimbalzo, sia pure solo lieve, dell’avversione al rischio sui mercati, con un modesto rimbalzo dai minimi per yen e euro e un calo dei prezzi del greggio (il future di dicembre sul brent è sceso di 35 centesimi a 85,51 dollari al barile).
Area Euro
L’inflazione area euro risale di un decimo a ottobre a 0,4% in linea con le attese, da un precedente +0,3%. Sul mese i prezzi al consumo dovrebbero essere rimasti stabili. Di qui a fine anno l’inflazione area euro dovrebbe rimanere circa invariata. Le nostre stime più recenti di un‘inflazione area euro in aumento a 0,9% nel 2015 da 0,5% nel 2014 sono soggette verso il basso data la dinamica recente del prezzo del greggio e data la fragilità della ripresa.
La disoccupazione nell’Eurozona è rimasta stabile all’11,5% (per il quarto mese consecutivo) a settembre. Il tasso dei senza-lavoro è rimasto invariato in Germania (al 5%, il valore più basso nell’eurozona) e in Francia (al 10,5%) mentre è sceso nei periferici (Spagna, Portogallo, Irlanda) con l’eccezione dell’Italia (il poco invidiabile record fra i Paesi dell’UE resta alla Grecia con oltre il 26%). Per i prossimi mesi, vista la stagnazione in atto dell’attività economica, ci attendiamo una sostanziale stabilità della disoccupazione area euro.
Stati Uniti
La spesa personale a settembre cala di -0,2% m/m (consenso: +0,1% m/m), sia in termini reali, sia in termini nominali. Il reddito personale aumenta di 0,2% m/m, con una variazione modesta dei salari (0,2% m/m); il reddito disponibile aumenta di 0,1% m/m. Il tasso di risparmio sale a 5,6% da 5,4% di agosto. Il deflatore dei consumi aumenta di 0,1% m/m (1,4% a/a, come ad agosto); anche il deflatore core segna una variazione di 0,1% m/m (1,5% a/a da 1,4% a/a di agosto). Anche se i dati di reddito e spesa sono al di sotto delle attese, le condizioni generali del mercato del lavoro e dell’economia appaiono solide e dovrebbero continuare a sostenere espansione moderata di redditi e consumi.
L’Employment Cost Index nel 3° trimestre accelera, segnando un incremento di 0,7% t/t, come nel 2° trimestre. L’indice complessivo aumenta di 2,2% a/a, la variazione tendenziale più elevata da giugno 2011, e dà un’indicazione di trend in rialzo delle retribuzioni, che la Fed seguirà con particolare attenzione.
Il Chicago PMI a ottobre sorprende verso l’alto segnando un aumento a 66,2 da 60,5 di settembre (consenso: 60) e toccando il massimo da ottobre 2013. L’indagine dà un segnale positivo per la dinamica del settore manifatturiero, e in particolare per il segmento auto, nel 4° trimestre.
La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a ottobre (finale) sale a 86,9 dalla stima preliminare (86,4) e dal livello di settembre (84,6) e tocca il massimo da luglio 2007. Le aspettative di inflazione a 5 anni sono stabili a 2,8%, quelle a 1 anno aumentano a 2,9% da 2,8%. L’aumento della fiducia è sostenuto da un insieme di circostanze favorevoli: mercato del lavoro in miglioramento, prezzo della benzina in calo, e mercati in ripresa dopo la volatilità di inizio ottobre.
Focus Italia: l’inflazione rimbalza ma la disoccupazione torna sui massimi
L’inflazione è tornata in territorio positivo a ottobre, a +0,1% a/a secondo l’indice NIC e a +0,2% a/a in base alla misura armonizzata Ue. Nel mese i prezzi sono saliti di un decimo sull’indice nazionale e di tre decimi sull’armonizzato. Il dato è in linea con la nostra previsione mentre il consenso si attendeva un ulteriore calo (-0,1% a/a su entrambi gli indici). In sintesi, l’aumento dei prezzi di ottobre non è sorprendente ed era da noi atteso. Tuttavia, esso è interamente dovuto ai rincari dei prezzi energetici regolamentati, mentre tutte le altre componenti mostrano una tendenza di fondo molto vicina o appena superiore allo zero. In prospettiva, riteniamo che il rimbalzo di ottobre non rappresenti un’inversione di tendenza per l’inflazione, che vediamo stazionare in un intorno dello zero ancora per diversi mesi (probabilmente fino alla prossima primavera).
La disoccupazione è tornata a salire a settembre, al 12,6%. Si tratta di un massimo storico (già toccato nei mesi di novembre 2013 e gennaio, febbraio, maggio e luglio 2014). Il dato di agosto è stato rivisto al rialzo dal 12,3% a 12,5%. L’aumento di un decimo registrato nel mese è in linea sia con la nostra previsione che con quella di consenso, anche se il livello del tasso dei senza-lavoro è risultato più alto delle attese per via della revisione del dato precedente. Nei mesi scorsi avevamo sottolineato ripetutamente l’accresciuta volatilità della serie sui disoccupati, che risente di variazioni mensili molto accentuate nella forza lavoro (ciò è stato confermato dal dato di settembre). In sintesi, il dettaglio dell’indagine su occupati e disoccupati di settembre è meno negativo di quanto non desumibile dal solo aumento del tasso di disoccupazione. Infatti, si nota un incoraggiante rimbalzo degli occupati. Il vistoso calo degli inattivi potrebbe derivare in gran parte da accresciute necessità economiche ma in parte anche da una attenuazione dell’effetto-scoraggiamento. In sostanza, il mercato del lavoro è in via di stabilizzazione: per i prossimi mesi non ci aspettiamo che il tasso dei senza-lavoro possa superare significativamente i recenti massimi; d’altra parte è prematuro pensare che possa avviarsi un trend di calo. La disoccupazione giovanile è scesa ma solo in misura modesta dai massimi, e resta sui livelli molto preoccupanti.
Fonte: BONDWorld.it
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