Angela Merkel sarà quasi certamente rieletta Cancelliere per un quarto mandato alle elezioni del prossimo 24 settembre, dato il netto vantaggio indicato dai sondaggi sugli altri principali partiti…..
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Ma ancora una volta la CDU avrà bisogno di un partner per governare.
Merkel domina la politica tedesca ed europea dal 2005. Il leitmotiv di quest’ultimo mandato è stato ancora il rigore fiscale e la gestione della crisi del debito, ma la Cancelleria ha sorpreso per l’apertura verso i migranti, sfidando il malcontento di parte del suo elettorato. In questo 4° mandato, vorrà e riuscirà la Cancelliera a spostare il focus della sua leadership dal rigore fiscale verso riforme dell’UE che consolidino il processo di integrazione economica e politica?
Le elezioni della Camera bassa tedesca, il Bundestag , del prossimo 24 settembre sono un appuntamento importante per la Germania ma e la politica europea. A differenza delle elezioni olandesi e francesi, non vi è il rischio che un partito populista guadagni una posizione preminente o arrivi a governare, come si è temuto per la Francia. Il partito Alternative für Deutschland , fondato a fine 2012 con una piattaforma anti-europea, ha strategicamente spostato l’accento sul contrasto ai flussi migratori, riuscendo a entrare in 13 dei 16 stati federali. Il consenso per l’AfD a livello nazionale oscilla negli ultimi sondaggi tra l’8% e l’11%. Questa volta, l’AfD entrerà sicuramente in Parlamento, ma certamente non farà parte di una coalizione di governo. I partiti tradizionali mantengono, difatti, un netto vantaggio sugli estremisti dell’AfD. I valori democratici e progressisti avranno, quindi, ampia rappresentanza nel parlamento tedesco che emergerà dalle elezioni politiche del prossimo 24 settembre.

Fonte: Wikipedia ed elaborazioni Intesa Sanpaolo
La CDU di Angela Merkel dopo un calo di popolarità a inizio 2016, subito dopo la crisi sui rifugiati, ha riguadagnato consensi e al 39% vanta circa 18 punti di vantaggio sui socialdemocratici di SPD (22-23%). Il solido quadro economico e il continuo flusso di soprese positive dai dati contribuiscono a spiegare almeno in parte il recupero della CDU. Ma è indubbio che la Cancelleria viene percepita come un leader affidabile sia a livello nazionale che internazionale. L’euforia Schulz, eletto nuovo leader dell’SPD a gennaio, è durata ben poco. Alle elezioni federali, la CDU ha registrato una schiacciante vittoria in Renania -il Land più popoloso, storica roccaforte della SPD e terra d’origine dello sfidante Schulz. Se alcuni speravano in un successivo recupero del candidato socialdemocratico, il dibattito televisivo dello scorso 3 settembre, l’unico previsto prima dell’appuntamento elettorale, ha visto Angela Merkel uscirne ancora più forte. Un sondaggio, riportato dal quotidiano Bild , e condotto subito dopo il dibattito televisivo, ha mostrato un supporto per la Merkel del 55%, contro il 35% raccolto da Schulz. Seguono con poca distanza tra loro gli altri partiti storici. I liberisti di FDP, che nel 2013 non avevano superato la soglia di sbarramento, sono dati nei sondaggi al 3° posto al 9%. La sinistra Die Linke , con la sua solida base nell’ex Germania Est, è vicina al 10%. I Verdi oscillano tra il 6% e l’8%, mentre. Nessuno di questi partiti avrà un’influenza decisiva a meno che non entri in una coalizione di governo.
Le elezioni tedesche hanno una rilevanza anche per le politiche europee.
La Germania, sotto la guida di Merkel e Schäuble, ha assunto un ruolo sempre più importante sulla scena politica europea e nella gestione della crisi sul debito, imponendo la rigida applicazione di regole fiscali e di un approccio di mercato, per limitare il più possibile la condivisione di rischi e costi tra paesi membri. Il consenso per i partiti democratici in Europa è calato negli ultimi anni a favore di partiti e movimenti populisti che in molti casi hanno diretto il malcontento dell’elettorato contro le politiche europee. Il progresso dell’Europa come unione di stati richiede una volontà di riforma delle istituzioni ma soprattutto una volontà politica. La vittoria di Macron alle presidenziali francesi ha reso necessario un riesame dell’asse franco tedesco e creato le condizioni per la riapertura di un dialogo concreto sul processo di riforma.
Quali le posizioni dei diversi partiti sull’Europa?
Merkel ha manifestato aperture verso l’istituzione di un modesto budget comune e di un ministro delle finanze europeo, in risposta alle proposte di Macron. Tuttavia, le attese vanno gestite: l’establishment e l’opinione pubblica tedeschi rimangono contrari a cessioni di sovranità fiscale e fermi su una gestione di eventuali crisi future sulla base di processi di mercato. La posizione della CDU contro la mutualizzazione dei debiti è netta. Il partito è favorevole alla trasformazione dell’ESM in un Fondo Monetario Europeo (EMF) che gestisca le crisi future, più indipendente dai governi.
Le posizioni dell’SPD sono più morbide. Schulz è un europeista convinto favorevole sì all’introduzione di un EMF ma anche all’applicazione più flessibile delle regole fiscali, ad un coordinamento delle politiche economiche in Europa, all’istituzione di un budget comune, ad una politica della difesa comunitaria. L’SPD sarebbe inoltre favorevole all’introduzione di un’unione sociale europea che introduca livelli di welfare simili nei diversi paesi. I Verdi non hanno preso posizione sull’istituitone di un EMF ma appoggerebbero un nuovo piano Juncker, si sono detti contrari ad un’Europa a più velocità. La sinistra di De Linke ha l’approccio più flessibile sulla gestione delle politiche fiscali, sarebbe favorevole al finanziamento diretto dei Governi da parte della BCE, aperta a referendum per cambiare i trattati, ad un nuovo programma di investimenti europei.
Su posizioni molto più rigide è l’FDP. L’FDP sono apertamente contrari alle Outright Monetary Transactions, sostengono invece una soluzione di mercato in caso di crisi sul debito (Christian Lindner, capo dell’FDP, ha apertamente sostenuto una ristrutturazione del debito greco). L’FDP è fortemente a favore dell’applicazione rigida delle regole del patto di Stabilità ad un rafforzamento della clausola di “no bailout”, al risk weighting dei titoli sovrani nei portafogli bancari nonché a rinegoziare i Trattati per consentire ai paesi membri un’ipotetica uscita ordinata dalla zona euro. Una coalizione CDU-FDP nella prossima legislatura potrebbe quindi essere relativamente più sfavorevole alla prospettiva di un ammorbidimento della posizione tedesca in merito al futuro della governance europea.
Neanche sulla politica fiscale è ragionevole attendersi una svolta nel post elezioni
Altro aspetto rilevante per l’Europa è la gestione della politica fiscale nazionale nel dopo voto. Negli ultimi anni, non sono mancati moniti alla Germania da parte di istituzioni internazionali a causa dell’elevato surplus di parte corrente (8,5% del PIL) e raccomandazioni (FMI, ma anche la Commissione Europea) ad un uso più attivo della politica fiscale, per stimolare la domanda interna e indirettamente sostenere l’import dal resto della zona euro. Il nuovo Governo potrebbe ampiamente permettersi di usare la politica fiscale in modo più attivo. Il surplus di bilancio ha toccato 18,3 miliardi di euro nella prima metà del 2017, su una crescita sostenuta delle entrate fiscali, si tratta del più ampio surplus di bilancio, al netto di fattori temporanei, dal 2000. In termini annualizzati il saldo di bilancio del settore pubblico dovrebbe chiudere all’1,1% del PIL ben in eccesso dello “ schwarze null” (zero nero) imposto dalle regole nazionali tedesche e strenuamente difeso da Schauble.
Le posizioni dei vari partiti sulla politica fiscale sono meno disallineate rispetto alle questioni europee. Nessuno dei programmi propugna un forte allentamento della politica fiscale. L’SPD ha forse il programma più aggressivo, che potrebbe determinare un allentamento di circa 0,5-0,7% all’anno.
Sia la CDU, sia l’SPD sono favorevoli all’innalzamento della soglia per l’aliquota massima (42%) da 56 mila a 60 mila euro con un costo di 15 miliardi (0,5% del PIL) una riduzione del contributo di solidarietà dal 2020 (la CDU vorrebbe portarlo a 4 miliardi l’SPD a 10). La proposta di riforma tributaria della CDU prevede altri modifiche sostanziali alle aliquote, mentre SPD, Verdi e Die Linke vorrebbero innalzare le aliquote massime. L’SPD ha proposto di introdurre un’aliquota del 45% per i redditi al di sopra dei 76 mila euro e un contributo addizionale del 3% per i redditi al di sopra dei 250 mila euro). Verdi e Die Linke vorrebbero innalzare la soglia minima esente e la Sinistra propone l’introduzione di una tassa patrimoniale.
Dal lato della spesa, la CDU prevede misure a sostegno della spesa con un impatto di 0,5% sul PIL, che riguardano spesa militare, i sussidi per l’acquisto della prima casa e ricerca. Più favorevole ad un aumento di spesa per investimenti in infrastrutture è l’SPD (+30 miliardi in 4 anni, si tratta in ogni caso di aumenti contenuti, se rapportati al PIL: 0,25% all’anno), mentre l’FDP prevede un significativo aumento di spesa in istruzione (2 punti di PIL per portare la Germania in linea con gli altri paesi OCSE), ma meno interventi in investimenti infrastrutturali (2 miliardi di euro di spesa per manutenzione e costruzione di strade). Verdi e Sinistra sono a favore di un aumento di spesa per energie rinnovabili e infrastrutture digitali, mentre la Sinistra è favorevole ad un generalizzato aumento di spesa per somme non specificate. Nel complesso pensiamo che una coalizione CDUSPD sarebbe più positiva peri i mercati che non una coalizione CDU-FDP anche per le implicazioni di politica fiscale.
Immigrazione e difesa hanno avuto un ruolo preminente
Il tema che però ha dominato la campagna elettorale è la gestione delle politiche per l’immigrazione, dato il malcontento suscitato, in parte dell’elettorato, dall’apertura nel 2015 ad un milione di rifugiati. La Merkel continua ad opporsi alle pressioni da parte della CSU, partito affiliato della Bavaria, ad introdurre un limite annuo di 200 mila per i rifugiati politici. I Verdi e Die Linke vorrebbe mantenere un sistema di accoglienza il più aperto possibile mentre FDP e SPD sarebbero favorevoli ad un sistema tipo quello canadese per attrare forza lavoro qualificata. Inutile dire che l’AfD ha improntato la campagna elettorale sull’immediata chiusura delle frontiere. Sia CDU che FDP vorrebbero varare nuove leggi sull’immigrazione, ma l’FDP vorrebbe una distinzione con regole più flessibili per la forza lavoro qualificata.
Se vi sarà un cambio di marcia sulla politica fiscale domestica e sulle questioni europee in parte dipenderà in parte dalla coalizione di governo che emergerà dopo il voto del prossimo 24 settembre e dalla scelta del nuovo ministro delle finanze. Anche se Schäuble non fosse confermato al ministero delle finanze, non necessariamente si andrebbe verso un’applicazione meno rigida delle regole fiscali a livello nazionale ed europeo, data la ferma resistenza dell’opinione pubblica.
La formazione di una coalizione di governo nel dopo voto richiederà del tempo
Nonostante il vantaggio sugli altri partiti la CDU avrà, comunque, bisogno di un partner di coalizione come si è sempre verificato negli ultimi anni, in parte perché con il sistema elettorale tedesco, proporzionale puro, (per maggiori dettagli si veda la casella di testo 2) difficilmente un partito riesce ad ottenere la maggioranza dei seggi. Anche questa volta, la formazione di alleanze post elettorali sarà lunga e laboriosa. In linea di principio tutti i partiti possono confrontarsi tra di loro, nel momento in cui una coalizione probabile emerge, inizia una discussione formale 2-3 settimane dopo il voto. Quindi viene approvato un accordo di coalizione dai partiti membri. Il presidente federale propone il leader della coalizione, Cancelliere, che deve essere eletto a maggioranza assoluta; se non si raggiunge la maggioranza assoluta, il voto può essere ripetuto nei 14 giorni successivi.
A seguire analizziamo i possibili scenari post elettorali sulla base degli ultimi sondaggi disponibili e le implicazioni per le politiche nazionali ed europee. Va però sottolineato che le indicazioni offerte oggi potrebbero mutare nelle prossime settimane, dal momento che, a differenza di quanto avviene in molti paesi, le rilevazioni sulle intenzioni di voto in Germania chiudono il giorno delle votazioni alle ore 18:00. Inoltre, sull’esito del voto rimane un margine di incertezza data l’elevata percentuale di indecisi, 46%, secondo un’indagine pubblicata lo scorso 22 agosto sul Frankfurter Allgemeine Zeitung . Inoltre, non è escluso che la partecipazione al voto, già assai bassa nel 2013 (71,5%, da 70,8% nel 2009 e 77% nel 2005), possa tornare a calare. Non è chiaro, infatti, se i partiti siano stati in grado di risvegliare l’elettorato con i temi affrontati durante la campagna elettorale (asilo politico, politiche per l’immigrazione, difesa, politica fiscale).
La riconferma della coalizione uscente “nero-rosso” non è scontata
La CDU ha governato con l’SPD sia nella legislatura uscente che nel 1° mandato della Merkel (2005-2009). Una coalizione “nero rosso” CDU (il cui simbolo ha una prevalenza di nero) – SPD (rosso) è generalmente vista come ultima risorsa, generalmente i due partiti tradizionali, se i numeri lo consentono, cercano di formare alleanze con partiti più vicini: la CDU con FDP e l’SPD con i Verdi. Una riconferma della coalizione uscente sembrava fino a pochi mesi fa l’unico scenario possibile. Tuttavia, la rimonta della CDU e dell’FDP rende probabili almeno una coalizione Jamaica CDU-FDP- verdi o un’alleanza di centro destra con l’FDP, con cui la Merkel aveva governato tra il 2009 e il 2013. Un quarto scenario potrebbe vedere un’alleanza tra CDU e Verdi (v. fig 2). Uno scenario in cui la CDU, e quindi la Merkel, venga esclusa ci sembra assai poco probabile.

L’SPD nel 2013 aveva ottenuto il 25,7% dei consensi nel caso in cui dovesse scendere significativamente sotto il 24% (mediana dei sondaggi) è possibile che l’SPD che la CDU si rivolga all’FDP per avviare i possibili il dialogo per la formazione di governo. Solo nel caso in cui l’SPD dovesse rimontare nelle prossime settimane e ottenere il 27% è ragionevole attendersi che i socialdemocratici chiedano un ministero importante come quello delle finanze una possibilità è che venga scelto Schulz o Sigmar Gabriel attualmente vice cancelliere al ministero degli affari economici. In tal caso la riconferma della coalizione uscente risulterebbe uno scenario più positivo per i mercati.

Una coalizione con l’FDP e Verdi potrebbe essere un’alternativa alla coalizione uscente ma sarebbe negativa per l’Europa
La rimonta dell’FDP dopo le elezioni regionali della Primavera indica che un dialogo con la CDU è ora possibile. Ricordiamo che la Merkel ha governato con l’FDP nel 2° mandato e a nel 2013 e i democratici di destra sarebbero ben lieti di entrare al governo, ma non è affatto scontato che otterrebbero un ministero chiave. In ogni caso i sondaggi non sembrano indicare come altamente probabile uno scenario di questo tipo dal momento che i consensi per l’FDP rimangono ancora bassi e la coalizione non raggiungerebbero il 47% necessario per ottenere la maggioranza del Bundestag . Una possibilità sarebbe formare una coalizione che ricomprenda anche i Verdi la cosiddetta “coalizione Jamaica”. Una coalizione Nero Verde avrebbe, stando ai sondaggi, un margine in più rispetto ad una coalizione Nero Gialla, ma si tratterebbe di un esperimento nuovo per la CDU che non ha mai governato a livello nazionale con i Verdi. E’ pur vero che la CDU potrebbe mantenere il controllo delle posizioni chiave. Difficilmente il ministero delle finanze passerebbe da Schauble ad un esponente dei verdi. Si noti che un’alleanza con l’FDP non sarebbe necessariamente vista in modo positivo dai mercati. Se l’FDP è favorevole ad una liberalizzazione dei servizi, ad una riduzione della pressione fiscale e ad un aumento di spesa pubblica, sui temi europei ha posizioni non esattamente allineate con quelle della CDU. L’FDP è favorevole ad un rafforzamento della clausola di “no bailout” e di applicazione di sanzioni in caso di mancato rispetto delle regole fiscali. I membri del partito sono apertamente contrari alle Outright Monetary Transactions, sostengono invece una soluzione di mercato in caso di crisi sul debito (Christian Lindner, capo dell’FDP, ha apertamente sostenuto una ristrutturazione del debito greco). L’FDP è favorevole al risk weighting dei titoli sovrani nei portafogli bancari e sarebbe aperto a rinegoziare i Trattati per consentire ai paesi membri un’uscita ordinata dalla zona euro (cosa intendano per un’uscita ordinata non è chiaro). È ragionevole aspettarsi, nel caso in cui l’FDP dovesse entrare nella futura coalizione di governo, ulteriore opposizione al programma di acquisto BCE nonché pressioni per anticipare il rialzo dei tassi di policy. Il partito è aperto ad un ‘Europa a più velocità ma altre riforme cui la Merkel si è detta favorevole quali un mini budget europeo e la trasformazione dell’ESM in un fondo monetario europeo diverrebbero più difficili.
Una coalizione Nero Verde non riuscirebbe a superare il 45% sulla base dei sondaggi recenti e non otterrebbe, quindi, la maggioranza al Bundestag . La leader dei Verdi ha ammesso che governare con la CDU sarebbe difficile è che un tale scenario potrebbe realizzarsi solo nel caso in cui la CDU accettasse alcuni punti del programma dei Verdi quali un impegno all’eliminazione entro il 2030 delle macchine a combustione interna e la chiusura immediata di 20 centrali a carbone. I due partiti sono su posizioni divergenti anche per quanto riguarda l’accesso della Turchia all’Unione Europea, cui è contraria la CDU mentre i Verdi si dicono più aperti. Va inoltre considerato che se la leadership dei Verdi è favorevole ad alleanze con la CDU ma anche con l’FDP l’elettorato che sostiene il partito rimane contrario.
Scenari senza Merkel?
I sondaggi indicano che una coalizione senza la CDU è poco probabile. Uno schieramento che ricomprenda SPD; FDP e Verdi, generalmente indicata come coalizione “semaforo” non arriverebbe al 40% ad oggi quindi ci sembra di poter escludere tale scenario. Sembra altrettanto poco probabile l’emergere di una coalizione “rosso–rosso-verde” SPD-Grüne e sinistra radicale De Linke . I sondaggi mostrino che una tale coalizione non potrebbe ottenere più del 40% e quindi la maggioranza al Bundestag . Una coalizione che ricomprenda De Linke aprirebbe ad un’applicazione più flessibile delle regole fiscali, il partito ha apertamente sostenuto la non applicazione di sanzioni per i paesi membri che perseguono politiche economiche alternative. La sinistra è inoltre favorevole al diretto finanziamento dei governi da parte della BCE.
In conclusione, le elezioni tedesche del prossimo 24 settembre non presentano particolari elementi di rischio, dato il netto vantaggio della CDU sugli altri partiti. Tuttavia, per l’Europa non è del tutto trascurabile con quale alleato la CDU si troverà a governare in questo 4° mandato. Una riconferma della coalizione uscente CDU-SPD sarebbe meno pericolosa per il futuro dell’Europa. Tuttavia, la rimonta dei democratici di destra FDP rende possibile anche se non altamente probabile una coalizione con la destra o una coalizione Jamaica (cristiani democratici, verdi e FDP). La Merkel ha già governato nel 2009-2013 con l’FDP, ma le posizioni ben più rigide dell’FDP sulle questioni europee ci fanno ritenere che un cambio di governo sarebbe negativo per la prospettiva di rendere più sostenibile l’architettura dell’Eurozona.
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