Il flusso dei dati del 4° trimestre continuerà a segnalare debolezza generalizzata…….
Le prospettive per la zona euro sono migliorate in modo significativo grazie alle svolte istituzionali degli ultimi due mesi ed in particolare con l’impegno della BCE a potenziare il proprio ruolo nella gestione della crisi. Tuttavia, i dati reali porteranno ancora per un po’ i segni dell’incertezza e dell’elevata volatilità sui mercati che ha caratterizzato la fine primavera – inizio estate. Inoltre, va considerato che il parziale rientro delle pressioni sulle condizioni finanziarie, se confermato, si trasmetterà con ritardo all’economia reale, gravata comunque da una pesante correzione fiscale in quasi tutti i paesi membri. Le nostre stime per la seconda metà del 2012 sono, quindi, ancora per una lieve contrazione del PIL (-0,3% t/t nel 3°trimestre e -0,04% nel 4° trimestre). Le indagini di fiducia di settembre, prima fotografia delle condizioni economiche ad incorporare gli effetti dei movimenti di mercato, confermano la nostra interpretazione. L’indice ZEW per la zona euro ha mostrato un recupero di fiducia significativo (+17 punti circa mezza deviazione standard), ma rimane ancora ben al di sotto della media di lungo termine, mentre l’indice sulla situazione corrente è peggiorato per l’Europa e per la Germania. Il PMI composito è caduto a sorpresa a 45,9 da un precedente 46,3, mentre ci si aspettava un recupero a 46,6. Il peggioramento questo mese è tutto spiegato dalla Francia, dove l’indice per i servizi crolla a 46,1 da 49,2, movimento soltanto in parte compensato dal ritorno a 50,6 (+2,3 punti) dell’indice tedesco. Il quadro è anche più preoccupante per il manifatturiero francese con l’indice di produzione che scende a 42,6 da 46. I dati, quindi, confermano che il calo di attività sarà contenuto per la Germania e per l’intera Eurozona, ma segnalano che il ciclo francese potrebbe essersi indebolito in estate dopo aver tenuto meglio delle attese nella prima parte dell’anno. Le prospettive per la domanda interna rimangono ancora piuttosto fosche come ha segnalato la stima preliminare dell’indice di fiducia presso le famiglie, che è caduto a sorpresa a settembre in territorio ancora più negativo.
Negli Stati Uniti, la crescita non riesce ad accelerare al di sopra di un modestissimo 2% medio. I dati estivi non hanno modificato il quadro di crescita debole, appena sufficiente a mantenere a galla la ripresa più asfittica del secondo dopoguerra. Anche nel 4° trimestre la crescita non riuscirà a superare la soglia del 2%, lasciando la dinamica occupazionale intorno a 120 mila posti, insufficiente a portare la disoccupazione sotto l’8%. Nel 4° trimestre, la debole dinamica espansiva nasconderà ampie differenze fra le singole componenti della domanda aggregata. Gli investimenti residenziali sono l’unico fattore positivo duraturo nel quadro variegato della crescita settoriale. L’edilizia residenziale ha chiaramente svoltato. Tutti gli indicatori puntano omogeneamente verso l’alto: la fiducia dei costruttori è sui massimi da giugno 2006, i prezzi delle case, le vendite di case nuove ed esistenti crescono, i nuovi cantieri stanno gradualmente risalendo dai minimi storici visti nel 2009-11, i tassi sui mutui hanno ripreso a calare. Il contributo medio degli investimenti residenziali alla crescita da fine 2011 è stato di 0,3pp: ci aspettiamo un proseguimento di questa tendenza. Un secondo elemento positivo nel 4° trimestre dovrebbe essere la spesa pubblica: questo sarà uno sviluppo sorprendente. La spesa pubblica contribuisce negativamente alla crescita da metà 2010. Il Congresso ha approvato le leggi di spesa per l’esercizio provvisorio del prossimo trimestre deliberando, il più silenziosamente possibile, per la prima volta da molti trimestri un incremento di uscite rispetto al livello precedente (circa 19 mld). Le elezioni incombenti spiegano la decisione, che comunque non è indicativa, di una svolta espansiva per la politica fiscale. La previsione resta di significativo aumento di restrizione fiscale nel 2013. Il 4° trimestre sarà però dominato da un probabile flusso di dati deboli sul fronte degli investimenti non residenziali: la fiducia delle imprese è in calo e l’attività nel settore manifatturiero è stagnante o in contrazione. Sugli ordini e gli investimenti delle imprese pesa il timore del fiscal cliff e l’incertezza fiscale per il 2013, che manterrà deboli o anche negativi i dati almeno per un paio di trimestri. In questo quadro, i consumi resteranno sul sentiero debole di questo ciclo, compresso da un’occupazione che non decolla e dalla necessità di ridurre il debito, e ulteriormente schiacciato dalla possibilità di drastici aumenti delle imposte nel 2013. Nel complesso quindi il flusso di dati in arrivo dagli Stati Uniti, a parte il settore immobiliare, resterà debole.
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