– La disoccupazione è salita a sorpresa a febbraio, all’11,7%. Inoltre, i dati relativi ai due mesi precedenti sono stati rivisti al rialzo, di un decimo (gennaio da 11,5% a 11,6%)…….…
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Commento di Paolo Mameli, Senior Economist – Macroeconomics and Fixed Income Research Department di Intesa Sanpaolo
Considerando il secondo decimale, si tratta di un massimo dallo scorso giugno.
– Negli ultimi mesi si nota una volatilità molto accentuata nelle variazioni congiunturali sia dell’occupazione che delle forze di lavoro. Dopo essere saliti in misura apprezzabile a gennaio, gli occupati sono tornati a calare, in misura ancora maggiore, a febbraio (-97 mila unità ovvero +0,4% m/m, da +76 mila ovvero +0,3% m/m di gennaio): si tratta della flessione mensile più accentuata da quasi tre anni. Ciò non si è riflesso in un aumento più marcato del tasso di disoccupazione in quanto in parte compensato dalla contrazione delle forze di lavoro (-89 mila unità ovvero -0,3% m/m). Infatti gli inattivi sono tornati ad aumentare, di 58 mila unità (+0,4% m/m), dopo il calo significativo (-75 mila, -0,5% m/m) del mese precedente. Il tasso di inattività è aumentato in particolare tra le donne (di tre decimi, al 46,1%: per trovare un valore più elevato occorre risalire a due anni fa).
– Il tasso di disoccupazione nella fascia d’età 15-24 anni, in controtendenza rispetto al dato generale, è diminuito dopo due mesi di aumento, a 39,1% da 39,3%. Si nota in particolare un aumento degli occupati (+12 mila unità ovvero +1,3% m/m) e un calo degli inattivi (-18 mila ovvero -0,4%).
– Al contrario che nei mesi precedenti, la flessione dell’occupazione riguarda i lavoratori dipendenti (-114 mila dai +68 mila di gennaio), e in particolare i dipendenti permanenti (-92 mila unità dopo le +98 mila di gennaio e le +19 mila mensili in media del 2015). In calo anche (per il sesto mese consecutivo) i dipendenti temporanei (-22 mila da -30 mila a gennaio, dopo il saldo di +3 mila registrato in media l’anno scorso). Viceversa sono aumentati per il secondo mese consecutivo, sia pure in misura modesta, i lavoratori indipendenti (+17 mila unità dopo le +5 mila di gennaio e dopo la flessione media di -14 mila unità registrata nel 2015).
– In pratica, sia gli occupati dipendenti che i dipendenti permanenti hanno registrato il calo su base mensile più accentuato da quando è disponibile la serie storica mensile (dal 2004). Tuttavia, le variazioni annue restano ampiamente in territorio positivo: occupazione totale +0,4%, occupati dipendenti +1,2%, dipendenti permanenti +1,6% (nuovi posti di lavoro: +96 mila, +199 mila e +238 mila rispettivamente).
– Da notare che la crescita dell’occupazione è concentrata nelle coorti “estreme”, a discapito di quelle “centrali”: gli occupati giovani (15-24 anni) sono aumentati di +12 mila unità (+1,3%) nel mese di febbraio e +19 mila (+2,1%) nell’anno; gli occupati con oltre 50 anni risultano in crescita di +17 mila unità nel mese (+0,2%) e +286 mila rispetto a un anno prima (+3,9%), a fronte di cali nelle fasce di età centrali (tra i 25 e i 49 anni), di -125 mila nell’ultimo mese e di -210 mila nell’ultimo anno (particolarmente tra i 35-49enni).
– In sintesi, dopo il dato in qualche modo “anomalo” di gennaio, il comunicato Istat di febbraio conferma che il miglioramento delle condizioni sul mercato del lavoro si è in qualche modo interrotto, anche se a nostro avviso si tratta di una pausa e non di inversione di tendenza. La spiegazione, come visibile dal dettaglio sul carattere dell’occupazione, sta come prevedibile nella riduzione dell’incentivo contributivo sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato, che, vista l’importanza rivestita da questa misura nel corso del 2015 (secondo le principali analisi, superiore a quella della riforma del contratto di lavoro), non poteva non avere qualche ripercussione negativa sui dati di inizio 2016. In altre parole, i primi mesi dell’anno sono stati in qualche una fase di “assestamento” al nuovo regime, il che spiega (assieme a fattori demografici e altro) l’ampia volatilità delle variazioni mensili dell’occupazione.
– Pertanto, riteniamo che le variazioni su base mensile dell’occupazione in questa fase non vadano oltremodo enfatizzate. In ogni caso, segnalavamo già a fine 2015 che ci si poteva aspettare per i primi mesi del 2016 un “contraccolpo” dalla riduzione degli incentivi. Ciò farà sì che il tasso di disoccupazione difficilmente tornerà a calare se non nella seconda metà dell’anno.
– Stimiamo un tasso dei senza-lavoro solo di qualche decimo al di sotto dei valori correnti per la media del 2016 (11,4%) e in calo sotto l’11% (al 10,8%) solo nel 2017.
Fonte : BondWorld.it
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